Viola: il colore dei re, dalla rarità alla diffusione

Oggi lo troviamo ovunque: nei loghi, nella moda, negli oggetti di design. Ma per secoli, il viola è stato uno dei colori più rari, costosi e simbolicamente potenti della storia. Associato al potere, alla nobiltà e alla spiritualità, era un privilegio visivo riservato a pochi. Ripercorriamo la storia affascinante di questo colore e scopriamo come, da simbolo di élite, sia diventato parte della nostra quotidianità.

Un colore nato dal mare e dal sangue

La storia del viola comincia nell’antica Fenicia, dove, intorno al 1500 a.C., gli artigiani scoprirono un metodo per estrarre una tinta violacea intensa da una piccola conchiglia marina: il murex. Il processo era estremamente complesso: per produrre pochi grammi di tintura erano necessarie migliaia di molluschi, lavorati uno ad uno. Il colore ottenuto, noto come porpora di Tiro (dal nome della città fenicia di Tiro), era così costoso che divenne presto sinonimo di prestigio e potere.

Gli abiti tinti con la porpora erano riservati a imperatori, faraoni, senatori romani e, più tardi, alla Chiesa. Nell’Impero Romano, ad esempio, solo l’imperatore poteva indossare una toga completamente viola: un simbolo tanto esclusivo da essere regolamentato per legge.

La lunga era dell’inaccessibilità

Per gran parte del Medioevo e del Rinascimento, il viola rimase un lusso assoluto. Non solo era difficile da ottenere, ma anche instabile: tendeva a scolorirsi con il tempo e sotto l’esposizione alla luce. Di conseguenza, i coloranti più usati per tessuti, bandiere e opere artistiche restavano quelli più economici e duraturi, come il rosso, il blu, il nero e il verde. Il viola restava un colore “proibito” al grande pubblico, utilizzato solo in ambiti religiosi o nobiliari.

Il cambiamento avvenne nel 1856, quando un giovane chimico britannico, William Henry Perkin, cercando di sintetizzare un farmaco contro la malaria, scoprì per caso una sostanza colorata che tingeva la seta di un intenso viola brillante. La battezzò mauveina: era il primo colorante viola sintetico della storia.

La scoperta di Perkin rivoluzionò il mondo della moda e della produzione tessile. Il viola, da colore raro e prezioso, divenne finalmente riproducibile su larga scala, a costi accessibili e con una resa visiva duratura. Fu subito adottato in Europa, in particolare nell’alta società vittoriana, e iniziò a diffondersi anche tra le classi meno abbienti.

Il viola oggi: un colore democratico

Oggi il viola è presente ovunque: nelle bandiere (anche se ancora raro), nei loghi aziendali, nella grafica digitale, nell’interior design. La sua storia, però, non è mai stata dimenticata. Ancora oggi, il viola conserva un’aura di eleganza e distinzione, un riflesso della sua lunga evoluzione da pigmento sacro a colore universale.