L’indaco è un pigmento molto antico, le prime tracce della sua produzione risalgono a circa 4000 anni fa. Originario dell’India, venne impiegato dagli Egizi intorno al 2400 a.C. per colorare le strisce di lino che avvolgevano le mummie. Chiamato Indikon dai Greci, l’indaco è diventato uno dei beni commerciali più importanti al mondo. La sua produzione e commercio, infatti, hanno influenzato le economie di molte città antiche e medievali.
Solo piccole quantità di questo colore venivano esportate dalle terre orientali all’Europa durante il Medioevo. La svolta però si ebbe successivamente, nell’epoca dei grandi esploratori alla scoperta di importanti rotte commerciali.
L’origine dell’indaco in natura
La polvere di indaco naturale si ottiene con l’Indigofera, una pianta le cui foglie vengono raccolte e lasciate fermentare in acqua per almeno 15 ore. Attraverso questo processo, le sostanze presenti nelle foglie vengono trasformate in un composto chimico che è quello che dà al pigmento il caratteristico colore blu.
Dopo essere lasciato a fermentare, infatti, si ottiene una soluzione giallastra che viene poi versata in una seconda vasca e mescolata per far entrare aria nella soluzione. L’ossigeno reagisce con alcune sostanze presenti trasformandole in indigotina, ossia il composto che colora l’indaco di blu. Una volta che l’indigotina si separa dalla miscela, sedimentandosi sul fondo, viene sottoposta a un processo di essiccazione per rimuovere l’umidità residua. Il prodotto finale è un pigmento solido di colore blu, utilizzato in svariati modi sia in polvere sia in forma liquida.
Simbolo distintivo culturale
Durante la Rivoluzione Industriale, tra i settori in crescita, anche quello tessile ebbe un rapido sviluppo, grazie all’introduzione di macchinari e tecnologie più efficienti. L’indaco, tuttavia, era molto prezioso, così il chimico Adolf von Baeyer, sviluppò un metodo per sintetizzare il pigmento, rendendolo meno costoso rispetto alla produzione mediante estrazione. Nonostante l’ampio uso della versione sintetica, la pratica di estrazione dell’indaco dalle piante di Indigofera vive ancora oggi. Esistono, infatti, molte tribù, come quella dei Tai Lue, nella regione settentrionale del Laos, che portano avanti questa tradizione. La peculiarità è che i membri di questa etnia hanno le mani macchiate di blu, proprio perché, durante il processo di tintura, le donne immergevano i tessuti nell’indaco e quest’ultimo si depositava poi sule mani, colorandole. Questo rappresenta un elemento distintivo dei Tai Lue e della loro storia arrivata fino a noi.