Il blu di metilene: da problema a risorsa per il fotovoltaico

Dare un nuovo impulso allo storage delle fonti rinnovabili e salvaguardare l’ambiente. L’acqua inquinata delle industrie tessili attualmente rappresenta un grosso problema ambientale ma molto presto potrebbe diventare una soluzione per il mondo energetico.

Vanno verso questa strada, infatti, i recenti studi condotti dagli scienziati dell’Università di Buffalo, rinomato centro di studi statunitense dello Stato di New York. Al centro delle ricerche è entrato il blu di metilene, un comune scarto delle industrie tessili che è estremamente tossico per la salute umana. Quando utilizzato come colorante, solamente il 5% è assorbito dal tessuto. La parte restante, il 95%, viene invece gettata via e così ogni fabbrica tessile può rilasciare migliaia di litri di tintura al giorno.

Un suo reimpiego sarebbe quindi utile non solo per evitare sprechi ma anche per evitare uno smaltimento costoso e potenzialmente nocivo. E’ proprio da questi studi che il composto è risultato efficace nello stoccaggio di energia. I ricercatori statunitensi hanno effettuato in particolare due esperimenti costruendo due batterie redox, ciò che funzionano tramite scambio di elettroni, con il colorante disciolto in acqua salata.

I risultati dei test hanno dimostrato che l’efficenza è stata ottima, tuttavia è ancora da perfezionare la durata dell’efficenza che per ora si mantiene elevatissima per 50 cicli di carica e scarica. Prestazioni però ancora troppo basse per un eventuale impiego su scala industriale. In ogni caso i risultati hanno indicato che il blu di metilene è ottimo per le batterie a liquido. Il passo decisivo per la sua utilizzazione sarà quello di trovare un modo economico per estrarre il composto dalle acque reflue delle industrie tessili.

Da queste basi, però, può iniziare un percorso che, oltre a portare benefici al settore dell’industria tessile, avrebbe ripercussioni positive anche sul settore del fotovoltaico portando ad un graduale abbandono delle fonti fossili. Attualmente, infatti, la combustione di petrolio, carbone e gas è la causa principale della crescita delle emissioni di gas serra che stanno influenzando i cambiamenti climatici.